Gruppo Silis

Questa è una particolare videointervista “doppia”: Emanuela Cameracanna e Gabriella Fusco (così nominate come da posizione in video), sono figlia e madre che, a turno, una facendo domande all’altra, raccontano chi era Leopoldo Sebasti, uno dei padri fondatori dell’ENS (Ente Nazionale Sordi).

Le donne, dopo aver detto i propri nomi, cominciano il racconto con la storia dei Sordi nominando le due associazioni dalla cui fusione è nato l’ENS, la FIAS e l’USI. La prima gestita da persone udenti e la seconda da persone sorde. Leopoldo faceva parte dell’USI e della famosa “commissione dei dieci” (cinque per associazione con l’obiettivo di organizzare la fusione e creare l’ENS), affiancava spesso Vittorio Ieralla (famoso nella comunità dei Sordi) ed era contrario al fatto che la gestione amministrativo organizzativa di un’associazione potesse essere in mano a persone udenti. Ma chi era Leopoldo? Emanuela e Gabriella entrano nella sfera privata e, con botta e risposta, spiegano come lo hanno conosciuto e cosa facesse. Gabriella ha conosciuto la moglie, Livia, che faceva la sarta da cui ha imparato l’arte del cucito. Il marito si occupava di attività del dopo lavoro all’Ens, insieme a Carlo Comitti. Interessante scoprire come una stessa attività venisse chiamata in modo diverso a seconda dell’associazione di riferimento: all’istituto Gualandi era il “dopolavoro”, all’Ens “cassa mutua”, nelle associazioni religiose “benefica”. Le attività si svolgevano a via Tagliamento e a via Val Trompia, e continuarono anche dopo l’istituzione dell’ENS a via Gregorio VII.

Sebasti era molto bravo in italiano e la sua competenza linguistica venne usata per scrivere sul giornale Settimana del Sordo e per redigere i verbali dell’ENS. Anche per questa abilità spesso affiancava Antonio Magarotto nel suo lavoro e nei suoi giri.

In seguito a delle situazioni poco piacevoli all’interno dell’ENS, Sebasti decise di tirarsene fuori e diventò presidente dell’Istituto Gualandi e dell’associazione romana “Tommaso Silvestri”.

Era un uomo molto impegnato con le attività per i sordi, infatti trascurava il proprio lavoro; chi portava i soldi a casa era la moglie con il lavoro di sartoria.

Sebasti, come lavoro, faceva il falegname ed aveva un laboratorio. Avrebbe voluto che i tre figli proseguissero la sua attività ma la moglie, invece, decise che i figli avrebbero dovuto fare l’università. Leopoldo era bravo con le attività per i sordi e conosceva bene la lingua italiana, al contrario della moglie che era analfabeta ma molto pragmatica ed anche geniale nel suo lavoro. Livia come scriveva i nomi delle clienti e come si appuntava le informazioni? Semplice: per ricordarsi i nomi disegnava volti stilizzati con delle caratteristiche che riconducessero a quelle persone (capelli con il crocchio, ad esempio) e per le misure disegnava il modello con i numeri e i tagli da fare.

Erano diversi tra loro eppure molto uniti.

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