Gruppo Silis

Renato ci saluta con l’applauso dei sordi, ci segna il suo nome e dice che è nato a Roma poi esprime il desiderio di raccontare una storia a sua volta raccontata dal suo papà.

“Il mio papà è nato nel 1916 quando scoppiò la guerra, nel 1943aveva circa 26 anni. Lui, sordo, insieme ad altri sordi di Roma, che erano tanti, lavorava come operaio dell’aeronautica militare all’aeroporto di Guidonia, vicino Tivoli. Precisamente nella fabbrica di paracaduti, un lavoro che lui svolgeva manualmente e alacremente insieme ad altri quindici sordi.

In un giorno imprecisato dell’ottobre 1943 ci fu un bombardamento aereo dell’aviazione inglese, scattò l’allarme. I sordi non lo sentirono. Durante il bombardamento tutti scapparono via. Morirono tre, quattro sordi. Mio padre riuscì a salvarsi scappando fuori in mezzo alla campagna e aspettò la notte per ritornare a Roma. Il treno non c’era, erano saltati i binari. Fu costretto a tornare a piedi. Erano in cinque o sei sordi, tornarono tenendosi tutti per mano, era notte e il buio era profondo, non c’erano luci e non si vedeva niente, perdersi era facile, così si tenevano per mano proprio per stare vicini e non perdersi. Camminarono ed arrivarono a Roma che era notte fonda, a san Lorenzo vicino al cimitero. Contenti di essere di nuovo a Roma, si salutarono e ognuno ritornò a casa. Uno di loro si avviò camminando lungo il perimetro del cimitero, sotto il muro. Un militare tedesco in motocicletta lo vide e cominciò a gridargli di fermarsi, il sordo, non sentendo, non si accorse di nulla e proseguì tranquillo il suo cammino, a quel punto il tedesco non vedendolo fermarsi lo uccise a mitragliate.

Vorrei intraprendere una ricerca tra gli archivi per sapere il nome di questo sordo, per trovare qualche suo parente a cui possa raccontare questa storia e farmi raccontare da loro. Sappiamo che durante la guerra i sordi c’erano ma non sappiamo nulla di loro mentre gli udenti sanno e hanno tutte le informazioni. Con questa ricerca che vorrei fare spero di poter offrire una memoria di e per questi sordi.  

Nella fabbrica donne e uomini cucivano i paracaduti, manipolavano le stoffe attraverso pieghe e corde, sperimentavano e provavano la resistenza dei prodotti per tastarne l’efficacia. Alla fine li piegavano e li distribuivano negli zaini cosicché fossero pronti all’occorrenza alla partenza dei piloti che li dovevano indossare. Tutto questo lavoro era di competenza dei sordi.

Perché sordi non partecipavano alla guerra andando al fronte.

A mio padre, in procinto di andare in pensione, servivano dei documenti, quindi andai io in giro per cercarli. Alla fine trovai un documento a suo nome in cui veniva considerato come “ex combattente”. Rimasi colpito, lui non aveva mai combattuto. Glielo chiesi e lui me lo confermò. Trovammo un documento dove si evidenziò l’aneddoto dei due bombardamenti e il ministero della Difesa conferì a mio padre due medaglie al valore. Come se avesse partecipato alla guerra. Stessa sorte toccò anche altri sordi presenti. Con le due medaglie c’era anche l’aumento del 5%dello stipendio. Ma papà fu completamente all’oscuro e non lo seppe mai fino a quando lo scoprì andando in pensione. Quei soldi non li ha presi mai!

Mio padre aveva il contratto come operaio giornaliero e nel 1960 diventò operaio permanente. Con quelle due medaglie il ministero gli conferì anche lo scatto facendolo diventare sergente. Ma papà non lo ha mai saputo!

Io conosco la storia di mio padre ma non degli altri.

Per questo voglio fare una ricerca per scoprire la storia degli altri sordi, anche di quelli morti. Ho scoperto che per i due bombardamenti morirono 19 persone. C’è un elenco. Ma quali sono i nomi di quei tre, quattro sordi morti? Lo vorrei scoprire. L’ENS potrebbe avere dei documenti, potrei effettuare controlli e confronti per trovare quei nomi e poi andare dalle loro famiglie per conoscere le loro storie e capire cosa era successo. A me piace raccontare storie.

Mio padre si chiamava Cesare Vicini”

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