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"Da dove ha origine la mia passione per il mondo dell'arte in generale e per la poesia in particolare" - 1° Parte

In questa intervista condotta da Maria Beatrice d’Aversa, Rosaria Giuranna, artista sorda di grande fama, racconta l’origine della sua passione per l’arte e la poesia in particolar modo. Racconta come inizialmente, durante il periodo trascorso all’interno dell’istituto, né lei né la sua famiglia sapevano cosa si intendesse per poesia.

Credeva, infatti, fosse una sorta di italiano breve, esclusivamente per gli udenti, che non poteva funzionare in Lis dal momento in cui i segni sarebbero risultati incomprensibili. Un giorno durante l’inaugurazione del teatro “Ciclope” del 1976 Rosaria si presentò per recitare in italiano segnato una lunghissima poesia dal titolo “Devi essere sordo per capire”. Lo spettacolo ebbe un gran riscontro dal pubblico e questo sorprese Rosaria che non credeva di poter suscitare tale scalpore. Gli spettacoli continuavano ad avere un gran successo fino a quando nel 1981, in occasione di uno di questi, sua sorella la informò di una collaborazione con Elena Pizzuto per una ricerca. Dopo aver assistito alla performance “Devi essere sordo per capire”, la stessa ricercatrice lasciò stizzita Rosaria evidenziando quanto fosse innaturale ed artificiosa la sua poesia, affermando, inoltre, che lei, Rosaria stessa, era ben in possesso di tutti quegli strumenti espressivi in grado di portare ad un livello di massima spontaneità e autenticità quella produzione poetica.

Non contenta Elena si mise in contatto con il poeta americano Joseph Castronovo affinché venisse in Italia a portare la sua esperienza. Lui si rese subito disponibile ed una volta giunto a Palermo sbalordì con la sua poesia in segni Rosaria, lasciandola incredula di poterci riuscire allo stesso modo. L’artista con dei semplici suggerimenti permise a Rosaria di creare una vera e propria poesia in segni: attraverso l’uso della configurazione 3, utilizzata per denominare la Sicilia, Rosaria poté dare finalmente piena espressione al suo potenziale artistico di poetessa. Rosaria racconta, inoltre, di una sua poesia ideata durante un viaggio in macchina con Elena Pizzuto durante il quale, riflettendo sui segni e sulle configurazioni delle mani compose una poesia partendo proprio da queste piuttosto che da un concetto astratto. Intorno al 1983 la Lingua dei Segni Italiana, grazie alla pubblicazione delle ricerche condotte in quegli anni, iniziava ad acquisire sempre maggior valenza all’interno della Comunità che ne metteva a fuoco l’esistenza e la sua dignità.

La sua vena creativa vide il suo grande debutto al Festival di Trieste, dove Rosaria, grazie al prezioso sostegno di suo fratello Giuseppe, poté prendere parte con una performance che ricorda straordinaria per l’esultanza che raccolse dal pubblico e da Virginia Volterra.

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