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SLR '83 - Il Simposio

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È stato davvero un lavoro enorme. Abbiamo iniziato la collaborazione con la Regione Lazio, avviando un corso per la formazione degli interpreti e anche corsi di insegnamento della LIS. Abbiamo cominciato a contattare altri sordi per esempio Benedetto Santarelli ed Elena Radutzky ha cercato anche altre persone sorde per collaborare alla ricerca e all’insegnamento ma, su questo argomento dovete intervistare direttamente lei.

Finalmente avevamo anche finito di mandare avanti e indietro il quaderno con Stokoe ed eravamo arrivati all’inizio del Simposio. Nei mesi precedenti Serena Corazza aveva creato il logo e come sede avevamo una grande l'aula della sede centrale del CNR, vicino all’Università La Sapienza. Cerano presenti tantissime persone udenti e sordi di altri paesi e, davanti a loro, sotto il podio, interpreti di otto lingue dei segni diverse e per fortuna anche la LIS era presente con i suoi quattro interpreti.

Viene chiesto a Virginia Volterra: non c’erano interpreti di Lingua dei Segni in Italia attivi prima del Simposio?

C'erano persone che lavoravano come interpreti, per esempio al Convegno ENS del 1981 c’era una persona che traduceva, ma non esisteva una formazione professionale vera e propria degli interpreti. Si trattava di amici dei sordi, familiari, insegnanti delle scuole, che si prestavano ad aiutare senza aver ricevuto nessun tipo di formazione. I sordi italiani presenti al Simposio, tra il pubblico, erano pochissimi, forse cinque persone in tutto. Noi avevamo sperato in una partecipazione più ampia e avevamo scelto questa data per il Simposio, perché poco dopo si sarebbe tenuta a Palermo la Conferenza Internazionale dei Sordi. Infatti molti sordi stranieri hanno partecipato prima al Simposio a Roma e poi sono andati a Palermo alla Conferenza.

Lo stesso non è accaduto per i sordi italiani perché all’epoca l’ENS aveva ancora molti dubbi su questo tipo di ricerche. Quindi gli unici sordi italiani presenti erano: Benedetto Santarelli, Serena Corazza, i genitori di Serena Corazza, Francesco Faraone, ma non ne sono del tutto sicura, Roberto Wirth. Quest’ultimo era un mio caro amico di infanzia, e mi aveva spinto a occuparmi dei sordi. Lui ci ha aiutato moltissimo in questa occasione nella logistica, per la ricerca degli alberghi e tutto il resto. Ancora lo ringrazio per il suo prezioso aiuto!

Il gruppo di sordi italiano era solo questo: all’epoca erano in pochi ad avere curiosità per questo ambito di ricerche.

L’intervistatore ringrazia la Dottoressa per questo racconto e per l’impegno profuso per promuovere anche in Italia la ricerca sulla Lingua dei Segni.

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